Edoardo Volpi Kellermann: “Al centro i sentimenti e la tecnologia”

L’autore di “The Montecristo Project” illustra il “libro-mondo” che impiega molti degli ausilii e inaugura la letteratura del terzo millennio

Letteratura innovativa: lo scrittore Edoardo Volpi Kellermann con la copertina dell'edizione cartacea di “The Montecristo Project – La prima colonia”
Lo scrittore Edoardo Volpi Kellermann con la copertina dell’edizione cartacea di “The Montecristo Project – La prima colonia”

Nato nell’anno del Drago, Edoardo Volpi Kellermann (al secolo Edoardo Volpi, figlio di Cecilia Kellermann, a propria volta erede di un importante generale napoleonico) si definisce “un tizio pieno di progetti che ogni tanto riesce a portare a compimento”.
Musicista, compositore, docente, divulgatore scientifico, specialista in Information Technology, nonché editorialista di Innovando.News, dal 2010 lavora alla stesura di “The Montecristo Project”, ciclo di romanzi a sua volta derivante da un racconto del 1993.
Diplomato in pianoforte, ha operato per quattro lustri nel campo dell’Information Technology sia sul fronte multimediale che comunicativo (è stato responsabile, fra l’altro, dei CRM di Disney Italia, Borsa Italiana, Ferrari Store, Eurisko Audinet Sinottica).
Dal 2014 insegna musica alla scuola secondaria inferiore, essendosi il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Scientifica ricordato che aveva vinto un concorso appena ventitré anni prima.
Attualmente si dedica alla progettazione di nuovi approcci alla lettura e alla scrittura, esemplificato dal volume “La prima colonia” introduttivo della saga in più libri di “The Montecristo Project”.
Grazie a una intervista all’autore livornese, scopriamo il “backoffice” di un’opera dalla lavorazione così lunga e dai risvolti tecnici intriganti, e cerchiamo di approfondire alcuni aspetti della trama e di come si sia sviluppata in tanti anni di lavoro.

“The Montecristo Project – La Prima Colonia”? Un libro-mondo

Letteratura innovativa: la copertina dell’edizione cartacea di “The Montecristo Project – La prima colonia” di Edoardo Volpi Kellermann
La copertina dell’edizione cartacea di “The Montecristo Project – La prima colonia” di Edoardo Volpi Kellermann

In un precedente colloquio, ci accennava al fatto che si è dovuto costruire una vera e propria applicazione per gestire la complessità della trama e il numero di personaggi. Può dirci qualcosa di più?

“Quando iniziai a scrivere il romanzo avevo l’intenzione di ‘incastonare’ gli eventi del racconto – che era un racconto breve, 40.000 caratteri – a circa metà della storia, che inizia un paio di anni prima rispetto all’evento principale. Poi la trama mi è un po’ sfuggita di mano, suddividendosi in tre o quattro filoni principali e sono apparsi, letteralmente, nuovi e inaspettati personaggi. Inizialmente ho utilizzato Pages della Apple, che mi dava l’indubbio vantaggio di poter lavorare tranquillamente in mobilità sul mio iPad per poi ritrovare il lavoro sincronizzato sul Mac al ritorno a casa (ora è un modo di lavorare abbastanza normale, ma nel 2010 era una bella novità), oltre a quello di non dover subire la pletorica supponenza di Word. Nel momento in cui mi resi conto che il lavoro stava diventando troppo lungo e che ne stavo ‘perdendo il controllo’, decisi di ridurne la lunghezza fermandomi al finale del racconto originale, per poi continuare la storia in lavori successivi. Inoltre iniziai a cercare un software che mi aiutasse nella scrittura senza perdere in coerenza e ritmo. Ma non trovai nulla che mi soddisfacesse”.

A Castello Pasquini l’abbagliante bellezza della scienza pura

Letteratura innovativa: un’illustrazione della libera isola di Torvalds in “The Montecristo Project – La prima colonia” di Edoardo Volpi Kellermann
Un’illustrazione della libera isola di Torvalds in “The Montecristo Project – La prima colonia” di Edoardo Volpi Kellermann
(Illustrazione: Fabio Porfidia)

Come mai? Esistono, a quanto ne sappiamo, diversi programmi di ausilio alla scrittura creativa, come Scrivener, StoryMill, Manuskript e molti altri.

“Certo, e ne ho provati alcuni, soprattutto StoryMill. Ma sono tutti impostati sulla scrittura creativa di libri standard, quindi mi stavano tutti più o meno stretti”.

Una meraviglia di telescopio in un universo di meraviglie

Letteratura innovativa: l’interfaccia della saga di “The Montecristo Project – La prima colonia” di Edoardo Volpi Kellermann
L’interfaccia della saga di “The Montecristo Project – La prima colonia” di Edoardo Volpi Kellermann

In che senso? Che cos’ha di “non standard”, non convenzionale il suo lavoro?

“Diversi aspetti. Ad esempio, contiene una sorta di ‘Wikipedia’ interna dei termini scientifici, le cui pagine crescono man mano che si procede nella trama, e che rappresenta un approfondimento essenziale, innanzitutto per il sottoscritto, onde orientarsi nella fitta rete di misteri che si dipanano nella storia e nelle tecnologie del mondo futuristico descritto. Fin dall’inizio ho cercato sia un modo di gestire questo ‘secondo livello’ del libro, sia un modo per renderlo fruibile senza disturbare la lettura lineare. Inoltre, ogni scena è preceduta da un ‘Glifo’, un simbolo che fornisce un’ulteriore chiave di lettura. Infine, man mano che procedevo nel lavoro si sono definite nuove esigenze: immagini, musica, animazioni. Per il futuro sto pensando alla possibilità di una graphic novel e ad altre tecnologie ‘immersive’ che sto valutando”.

Ci sembra che lei alla fine stia parlando di un iper-testo con manifeste velleità multimediali…

“Assolutamente vero, ma con delle marce in più e una maggiore comodità di utilizzo. Ma fin dall’inizio mi sono scontrato con una dura realtà. Inizialmente pensavo di uscire solo in formato digitale, in modo da poter gestire tranquillamente gli aspetti multimediali del progetto, e la sua lunghezza. In seguito, parlando con diversi esperti del settore, primo fra tutti il mitico Fabrizio Venerandi, mi sono reso conto che le Major digitali si sono impegnate a soffocare l’affermazione di uno standard come l’ePub3, che sarebbe stato perfetto per ‘The Montecristo Project’. Inoltre, ho compreso che il ‘solo digitale’ in verità non basta”. 

LaMDA, Google e le virtù di una… “professoressa tascabile”

Il book trailer del primo volume del romanzo aumentato "The Montecristo Project" di Edoardo Volpi Kellermann

Strana affermazione da parte sua, che mi risulta essere da sempre un appassionato di tematiche relative al digitale.

“Eppure è così. D’altronde ‘appassionato’ non significa ‘privo di pensiero critico’; dovrebbe essere semmai il contrario. Per molte persone l’esperienza di fruizione di un libro resta legata all’oggetto fisico, alla carta. Non soltanto per l’odore… ma per avere qualcosa di tangibile in mano, per fare un’esperienza di scambio con lo scrittore, attraverso l’acquisto in libreria, al limite attraverso la spedizione via corriere: comunque ti arriva qualcosa di fisico. Pensiamo all’attuale ritorno del vinile, pur essendo ormai provata la sua netta inferiorità qualitativa rispetto alla musica digitale. Ma vogliamo mettere l’esperienza di aprire una copertina, godersi la grafica, tirare fuori il disco e posarlo sul piatto? Non è un caso che un’azienda come Apple dedichi tanta cura e tante risorse alla creazione della perfetta esperienza di ‘unpacking‘ o disimballaggio, alle sensazioni che si provano all’apertura della scatola di un loro prodotto hardware. Al digitale manca ancora qualcosa”.

Quei tre obbiettivi di salvataggio di Internet da… se stessa

Letteratura innovativa: il wallpaper dell’edizione digitale di “The Montecristo Project – La prima colonia” di Edoardo Volpi Kellermann
Il wallpaper dell’edizione digitale di “The Montecristo Project – La prima colonia” di Edoardo Volpi Kellermann

Appunto, che cosa manca al prodotto editoriale digitale?

“Una maggiore integrazione con l’esperienza fisica della realtà. Non siamo anime disincarnate, ci piace toccare, annusare, strusciare, maneggiare; non soltanto vedere o ascoltare. Certo, se comprassi altri libri ‘fisici’ immagino che mia moglie mi getterebbe definitivamente fuori di casa, quindi ben vengano gli e-book, che posso leggere anche la sera a letto senza disturbarla troppo con la luce accesa del comodino. E quando vado in giro posso portarmi dietro un’intera biblioteca, il che non è cosa da poco. L’ambiente ringrazia se consumiamo un po’ meno carta. Ma, mi ripeto, siamo esseri fisici, ci occorre un’esperienza sensoriale non ulteriormente mediata anche da uno schermo. Probabilmente entro pochi anni supereremo il problema, ma per adesso ci si deve arrangiare”.

L’algoritmo della stupidità sociale non è frutto dei Social

Letteratura innovativa: un’illustrazione del personaggio di Bea in “The Montecristo Project – La prima colonia” di Edoardo Volpi Kellermann
Un’illustrazione del personaggio di Bea in “The Montecristo Project – La prima colonia” di Edoardo Volpi Kellermann
(Illustrazione: Fabio Porfidia)

In che modo si sta “arrangiando”?

“In attesa delle tecnologie future, come la carta interattiva al grafene che stanno sperimentando al Sant’Anna di Pisa e gli occhiali a realtà aumentata della Apple di cui si vocifera, cerco di utilizzare al meglio quello che c’è: il Web e i QR Code. Ho creato, oltre al ‘sito “vetrina’ del libro (https://eucear.eu), un ulteriore sito per i contenuti bonus (https://wiki.eucear.eu), le cui pagine sono raggiungibili sia dalla versione digitale sia dalla versione cartacea del romanzo, attraverso dei link e/o dei QR Code molto carini, costruiti attorno ai glifi. È un sito in continua evoluzione, dove man mano aggiungerò ulteriori contenuti (ahimè non ho un team, ci lavoro da solo per adesso) in modo che chi acquista il libro possa sempre arricchire la propria esperienza di fruizione. Sto pensando anche a rendere il tutto più interattivo, nel senso di aprire una sorta di collaborazione fra scrittore e lettori, attraverso forme di dialogo e, perché no, suggerimenti per l’evoluzione della storia. In futuro vorrei anche creare un terzo sito, quello vero e proprio del laboratorio EuCeAR, acronimo del ‘mio’ European Center for Advanced Research). Ci sto pensando, ma non è uno scherzo immaginare quello che potrebbe essere un sito nel 2075… anzi, uno ‘spazio net’, visto che la Rete sarà tutta un’altra cosa rispetto ad ora. Sono aperto a collaborazioni creative, se a qualcuno piacesse il progetto”.

Quella strana percezione del digitale in assenza di know-how

Letteratura innovativa: il database della saga di “The Montecristo Project – La prima colonia” di Edoardo Volpi Kellermann
Il database della saga di “The Montecristo Project – La prima colonia” di Edoardo Volpi Kellermann

Che cosa le permette di fare ‘Saga’ in più rispetto ad altri software più tradizionali?

“Di base, tutto quello che fanno anche altre applicazioni simili: gestire le singole scene, registrandone le diverse versioni e la loro evoluzione nel tempo; organizzare le scene in capitoli, libri, serie di libri; per ogni scena poi collego i personaggi, le location, la timeline. In più mi permette di gestire altri elementi testuali collegati alle singole scene, come ad esempio le voci della ‘Wikipedia’ interna, e di controllarne la coerenza e l’evoluzione insieme alla trama. Altra funzione importante, la gestione degli elementi grafici: al di là delle immagini contenute nel libro, peraltro create dal bravissimo Fabio Porfidia, ogni scena, come già detto, ha un glifo e uno o più QR Code collegati, a seconda delle relative voci della ‘Wiki’ interna. Inoltre ho creato dei collegamenti con i singoli capitoli e scene dell’ePub (il libro elettronico), che è formato da una serie di file .xhtml, e piano piano sto altresì imparando a gestire direttamente il codice dall’interno di Saga; Il prossimo passo è fare lo stesso per il codice Markdown, un linguaggio evoluto per la gestione dei testi, così da migliorare il flusso di lavoro con l’editore. Ma soprattutto, essendo una soluzione creata da me e sulla quale ho il completo controllo, mi permette di adeguarla continuamente alle esigenze che si presentano di volta in volta. Man mano che svilupperò i siti e i contenuti bonus, sicuramente mi verranno altre idee (oppure mi verranno suggerite da lettrici o lettori), aumentando la complessità del progetto, ma mantenendone la coerenza interna, proprio grazie all’utilizzo di Saga. Non è soltanto un modo di gestire meglio la scrittura, come processo: mi aiuta anche ad avere un output più chiaro, un testo dove l’estrema complessità della trama sia perfettamente compensata dalla scorrevolezza e dalla semplicità di lettura”.

Saga è il solo software che ha utilizzato?

“Ho utilizzato anche BBEdit della BareBones Software, un editor di testo molto potente per gestire il codice dell’ePub. Inoltre, ho dovuto creare una mappa concettuale della trama e della ‘Wikipedia’ e, per fare questo, ho utilizzato OmniGraffle della OmniGroup. La mappa, visibile in formato ‘no spoiler’ su questa pagina del mio sito, oltre a tenere traccia dello sviluppo della trama principale e delle sotto-trame, mostra tutti i collegamenti fra le scene e le relative voci della ‘Wiki’ interna, che chiamo ‘riferimenti’. A sinistra di ogni elemento c’è un numero che lo identifica all’interno di Saga, come scena oppure come riferimento”.

La corsa allo spazio? Giusto risarcimento per i baby boomer

Il book trailer (per smartphone) del primo volume del romanzo aumentato "The Montecristo Project" di Edoardo Volpi Kellermann

Lei è conosciuto da tempo nell’ambiente del fantastico italiano come musicista e appassionato soprattutto di John Ronald Reuel Tolkien, ispirandoti al quale ha composto un intero disco. Egli è considerato il padre del fantasy moderno e, a quanto sappiamo, lo scrittore britannico non amava particolarmente la tecnologia. Come concilia questi due aspetti, lei che invece ne è particolarmente intrigato e che la sta utilizzando appieno per “The Montecristo Project”?

“Qui si rischia di raddoppiare la durata di questa intervista, quindi sarò sintetico, pur cercando di non essere semplicistico. Innanzitutto Tolkien ha sì influenzato profondamente il genere fantasy, ma era innanzitutto un filologo e un creatore di lingue e mondi: io lo considero uno scrittore di epica, una sorta di Omero del XX secolo, e uno dei più importanti autori dell’immaginario moderno. In secondo luogo, Tolkien criticava l’uso sconsiderato della tecnologia, ma ricordiamoci che era un ricercatore: ha insegnato per decenni all’Università di Oxford, conosceva, e sapeva applicare molto bene, il metodo scientifico. Non disprezzava affatto la scienza, anzi ne dava una visione particolarmente vivida nella profonda conoscenza della natura da parte ad esempio degli Elfi della Terra di Mezzo, capaci di ‘convincere’ gli alberi a crescere secondo i loro voleri, a creare oggetti come gli Anelli di Potere o i Silmaril; e definiva tale capacità arte, non magia. D’altronde Sir Arthur Charles Clarke una volta scrisse che ‘qualunque tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia’ e sono del tutto d’accordo con questa affermazione. Detto ciò, nel mio libro c’è molto di Tolkien, a partire dalla cura un po’ maniacale per i particolari e per la coerenza interna del mondo futuro che descrivo. Sono convinto che anche lui avrebbe apprezzato l’uso del computer per la scrittura, lui che era piuttosto disordinato (come me). Ovviamente non voglio in alcun modo mettermi a confronto con un gigante della letteratura”.

Quelle “oscure realtà” cariche di (nuovi) misteri sul cosmo

Letteratura innovativa: l'isola di Montecristo è situata nel Mar Tirreno e fa parte dell'arcipelago toscano: amministrativamente è inclusa nel comune di Portoferraio e, quindi, nella provincia di Livorno, che ospita lo scrittore di fantascienza dai nobili natali Edoardo Volpi Kellermann
L’isola di Montecristo è situata nel Mar Tirreno e fa parte dell’arcipelago toscano: amministrativamente è inclusa nel comune di Portoferraio e, quindi, nella provincia di Livorno, che ospita lo scrittore di fantascienza dai nobili natali Edoardo Volpi Kellermann

Torniamo alla trama del suo romanzo. Si tratta di fantascienza cosiddetta “Hard”, ovvero ad alta tecnologia. Questo aspetto, la complessità della trama e l’aggiunta della ‘Wiki’ interna, dei glifi e di altri elementi più o meno multimediali e interattivi non potrebbero rendere, alla fine, la lettura più impegnativa e più faticosa?

“Quello che spero di avere ottenuto, e per fortuna le recensioni uscite fino ad ora me lo hanno confermato, è esattamente l’opposto. Una lettura scorrevole, agile, nonostante gli incroci di trame e di personaggi e nonostante le possibilità di approfondimento e di ulteriore esplorazione. D’altronde il lettore moderno spesso è anche un appassionato di cinema e di serie TV, ragione per cui è già abituato a questo stile narrativo che oserei definire ‘polifonico’. Ma non dimentichiamo gli esempi illustri nella letteratura ‘alta’, come Italo Calvino o Jorge Luis Borges… nulla di totalmente nuovo, mi sono appoggiato su spalle ben più larghe delle mie”.

Il mondo descritto nel suo romanzo è diverso da quello attuale ma allo stesso tempo ne è una evoluzione, e dall’epoca odierna eredita sia delle problematiche, come i fenomeni violenti legati al cambiamento climatico, sia delle tecnologie ancora in fase iniziale, come la computazione quantistica e la stessa Intelligenza Artificiale. Questi sono i legami più evidenti fra i due mondi: ce ne sono anche di più nascosti?

“Ovviamente sì. Innanzitutto posso dire di avere anticipato alcuni temi che nel 2010 (e ancora di più nel 1993) erano embrionali, come la diffusione del pensiero contro la scienza, purtroppo. Ma questa non deve apparire come una specie di capacità magica, lo scrittore dopotutto non è che un’antenna che capta i segnali sociali e io ‘bazzico’ Internet in tutti i suoi aspetti fin dai primi anni in cui si diffuse in Italia, sia per diletto che per motivi professionali. Il rapporto fra essere umano, scienza e tecnologia mi ha sempre appassionato e intrigato, sia nei lati più positivi e creativi, sia in quelli più deleteri e dannosi; talvolta rimango stupito da come tante persone pensino di vivere ancora negli Anni 80 del secolo scorso. Certo, nessuno pretende che tutti si proiettino nel 2075, ma almeno rendersi conto di essere nel XXI secolo… credo sia il minimo. La scienza e la tecnologia non sono parti ‘distaccate’ dalla nostra realtà, altrimenti è come se tentassimo di vivere in una foresta ignorando gli alberi: prima o poi si va a sbattere. Non tutti siamo nerd o geek, non tutti dobbiamo appassionarci alla fisica o alla tecnica, ma parliamo comunque di qualcosa che è parte integrante delle nostre vite e che le influenza profondamente, quindi è una questione di sopravvivenza capire, informarsi, aggiornarsi. Ormai la retorica del ‘ai miei tempi ci si guardava in faccia, oggi si guardano solo gli smartphone’ arriva a dei livelli insopportabili e soprattutto irrealistici. Ai ‘tempi’ si guardava la TV per pomeriggi interi, si ignorava il prossimo leggendo il giornale o un libro. Il XX secolo, di cui tanti parlano con nostalgia perché ‘eravamo più umani’, ha portato due guerre mondiali, le armi di distruzione di massa, decine di milioni di morti e alcuni fra i più riusciti tentativi di genocidio della storia. Da quel punto di vista poco è cambiato: d’altro canto oggi esistono amicizie vere e profonde che nascono e si sviluppano sulla Rete, quindi finiamola con le posizioni da boomer… Detto questo, al centro della mia storia, come di ogni storia che si rispetti, ci sono i personaggi. Vi sono i loro sentimenti, le loro paure, le loro speranze. E alla fine questo è ciò che conta davvero”.

“The Montecristo Project – La Prima Colonia”? Un libro-mondo

Letteratura innovativa: la landing page dello “European Center for Advanced Research”, in sigla “EuCEAR”, creato da Edoardo Volpi Kellermann
La landing page dello “European Center for Advanced Research”, in sigla “EuCEAR”, creato da Edoardo Volpi Kellermann