Creatività informatica aumentata, la nuova era dell’arte
Secondo Adrian Notz, curatore dell’AI Center dell’ETH di Zurigo, l’intelligenza artificiale può rivoluzionare anche il mondo culturale
![Creatività artificiale aumentata: l'analisi di Adrian Notz](https://innovando.it/wp-content/uploads/2024/05/creativita-artificiale-aumentata.jpg)
“Una nuova era dell’arte”. Sono le parole con cui Adrian Chistopher Notz, esperto d’arte, curatore presso l’ETH AI Center, l’hub dedicato all’intelligenza artificiale del Politecnico di Zurigo, commenta l’avvento di quella che chiama “creatività artificiale aumentata”.
Un neologismo, di fatto, in un’epoca in cui molto si parla di “realtà aumentata“ per riferirsi ad aspetti più pratici e concreti, ma meno si discute di come l’intelligenza artificiale può condizionare, appunto, il mondo della creatività e dell’arte.
Prima di passare a illustrare l’analisi di Adrian Chistopher Notz, è bene fornire qualche nozione di base. La creatività artificiale o informatica aumentata (oppure “Augmented Artificial Creativity”, in inglese) è un concetto che unisce alle capacità creative degli esseri umani le potenzialità avanzate dell’intelligenza artificiale generativa.
Questa sinergia ha come obiettivo quello di migliorare e potenziare il processo creativo, contribuendo a dare forma a nuove opere e a raggiungere risultati innovativi, spesso sorprendenti, non raggiungibili se uomo e macchina lavorassero separatamente.
È da questo concetto, appunto, che parte l’esperto svizzero per una riflessione sulle nuove frontiere del processo artistico e creativo, puntando l’attenzione su come molti artisti e designer abbiano sperimentato molto con l’intelligenza artificiale negli ultimi due anni, periodo in cui i sistemi di IA generativa sono letteralmente esplosi.
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Tutta l’esperienza e la visione di Adrian Chistopher Notz
Egli, docente presso il Dipartimento di Informatica dell’ETH AI Center, dal 2012 al 2019 è stato direttore artistico del Cabaret Voltaire a Zurigo e ha organizzato e curato numerose mostre, eventi, conferenze e interventi con artisti, attivisti e pensatori internazionali. Collabora con lo European Centre of Contemporary Art di Cluj-Napoca, in Romania, dove si occupa di strategia e visione creativa.
In un approfondimento pubblicato sul sito del Politecnico di Zurigo, Adrian Notz riflette su un tema che sta diventando sempre più attuale quando si parla di intelligenza artificiale, ovvero se questi sistemi possano sostituire l’essere umano nei vari campi di utilizzo.
Nel caso dell’arte, dunque, se l’intelligenza artificiale possa sostituire i creativi e gli artisti del futuro.
“In alcuni settori dell’arte applicata, come l’illustrazione e la fotografia, la portata dello sconvolgimento è già prevedibile”, spiega il docente elvetico.
“I processi si stanno snellendo, in quanto l’intelligenza artificiale ridimensiona le singole fasi di lavoro o le sostituisce completamente, per esempio quando il soggetto di una fotografia deve essere montato davanti a uno sfondo diverso“.
Sulle arti visive però il discorso è più ampio e, per cercare di stimolare la riflessione, Adrian Notz cita proprio la fotografia: “Un tempo liberava la pittura dalla necessità di rappresentare la realtà, aprendo la strada a nuovi movimenti artistici, a partire dall’Impressionismo e dal Cubismo”, spiega ancora.
“Senza la fotografia, né Van Gogh né Picasso ci avrebbero insegnato a vedere in modo nuovo. In questo senso, possiamo anche confidare che l’IA generativa rivoluzionerà il mondo dell’arte e aprirà la strada a forme artistiche completamente nuove”.
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Come l’IA rivoluzionerà il mondo dell’arte: tre gli scenari
Secondo lui sono tre i principali scenari che potrebbero verificarsi in futuro con una diffusione ancora più massiccia dell’IA e un’applicazione più vasta. Il primo è che si torni a dare rilievo agli aspetti artigianali della creazione dell’arte: la pittura, la scultura e la modellazione.
Per Adrian Notz si tratta di una prospettiva affascinante, ma allo stesso tempo improbabile, visto che in futuro l’IA avanzata sarà in grado di gestire autonomamente pennelli, tele e colori.
Gli artisti stanno infatti già sperimentando robot per la pittura in grado di maneggiare materiali tradizionali, il che comporta che l’artigianato artistico di per sé verrà rimesso in discussione. Allo stesso tempo, se così andasse, l’artista come autore diventerebbe ancora più importante.
Il secondo scenario, prefigurato dal docente dell’ETH AI Center, comporta una ridefinizione della creatività in quanto tale: “La creatività nella sua essenza rimane, proprio come l’arte, un mistero irrisolto”, riflette.
“Sia la creatività che l’arte vengono costantemente negoziate nella narrazione e non possono essere descritte in modo definitivo con definizioni e assiomi. Anche in questo caso, l’IA generativa si dimostra sorprendentemente collegabile, e anche qui ci sono momenti chiave nell’ignoto: non sappiamo nel dettaglio che cosa accade nei numerosi strati delle reti neurali artificiali, e non saremo mai in grado di saperlo in modo definitivo“.
Adrian Notz ipotizza che l’IA, proprio come un pittore davanti alla tela bianca, potrebbe proiettare la propria immaginazione sulla superficie vuota. E addestrarla con immagini del passato corrisponderebbe alla formazione storico-artistica, all’esperienza e alle impressioni ricordate di un artista.
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La “écriture automatique” e la creatività artificiale aumentata
L’ultimo scenario da lui ipotizzato chiama in casa la cosiddetta “écriture automatique”, concetto caro ai surrealisti, che metteva alla base la creazione di testi e immagini in modo intellettualmente incontrollato a partire dall’inconscio o dal flusso di coscienza.
Non è dunque più la maestria dell’artista e il suo modo di esprimersi e creare a contare, bensì l’idea e l’ispirazione.
“Questo approccio ha un equivalente moderno nell’uso dell’IA generativa per la produzione artistica”, spiega Adrian Notz.
“I dadaisti erano molto simili: più o meno nello stesso periodo, volevano liberarsi del gesto creativo e della paternità dell’artista. Il mezzo per raggiungere lo scopo era la ‘composition selon les lois du hasard’, cioè la composizione secondo le leggi del caso. Si trattava di gettare una manciata di forme ritagliate sul pavimento e decidere se si trattava di una composizione interessante. Se non lo era, la aiutavano. Chi oggi non riconoscerebbe in questo processo creativo un corrispettivo dell’odierna ingegneria del prompt?“.
Il docente svizzero ricorda inoltre il processo con cui interagiamo con l’IA, fornendo comandi e aspettando di vedere il risultato: “Se non ci piace, cambiamo l’input per ottenere un esito migliore. Correggiamo il caso, proprio come facevano i dadaisti”, sottolinea.
“Le tecnologie di IA generativa non solo stanno rivitalizzando varie correnti della storia dell’arte, ma potrebbero anche condurci alle soglie di una nuova era dell’arte”.
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(Foto: Christopher Kulendran Thomas)
IA generativa e creatività espansa per una nuova era artistica
In conclusione, per Adrian Notz le tecnologie dell’IA generativa non soltanto riprendono e rivitalizzano diverse correnti della storia dell’arte, ma possono aiutare a ripensarla e a raggiungere una nuova era “in cui gli strumenti di IA generativa non agiscono soltanto come strumenti, ma come partner nel processo creativo e diventano levatrici di forme di creatività precedentemente inimmaginabili“.
“Oggi l’intelligenza artificiale aiuta a riconoscere i modelli e a estrarne il significato in quasi tutti i settori della conoscenza”, conclude Adrian Notz.
“In futuro, questo potrebbe valere anche per le belle arti. Dovremmo quindi parlare di creatività aumentata artificiale, una creatività espansa che produce nuove avanguardie contemporanee. Proprio come ha fatto la fotografia circa due secoli fa“.
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