CoTS, le stelle marine giganti che minacciano la barriera corallina
Il Great Barrier Reef è sempre più a rischio: oltre al riscaldamento degli oceani, ora si teme un’invasione della pericolosa stella corona di spine
![Le stelle corona di spine minacciano le barriere coralline](https://innovando.it/wp-content/uploads/2024/05/Acanthaster_Mayotte.jpg)
I cambiamenti climatici non sono l’unico grande pericolo per la sopravvivenza delle barriere coralline: secondo gli scienziati, stiamo per assistere a un’esplosione della popolazione di stelle corona di spine, grosse stelle marine velenose che si nutrono esclusivamente di coralli e che sono già state individuate come i principali responsabili delle morie di coralli che hanno interessato la Grande Barriera Corallina e quella indonesiana negli ultimi anni.
L’impatto di questi voraci predatori sulle barriere coralline può essere devastante: un solo esemplare può divorare svariati metri quadrati ogni anno, e anche una singola epidemia di stelle corona di spine può compromettere per sempre la sopravvivenza di estesi banchi corallini.
Perciò i ricercatori della Great Barrier Reef Foundation e di diverse università australiane hanno messo in campo un innovativo progetto di monitoraggio e controllo delle popolazioni di questi pericolosi predatori di coralli.
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Una stella marina minaccia la Grande Barriera Corallina in Australia
La stella corona di spine (Acanthaster Planci) è un invertebrato marino che si nutre esclusivamente di coralli: dotata di numerose braccia disposte attorno a un disco centrale, questa grossa stella, che può raggiungere un metro di diametro, è stata individuata come uno dei principali pericoli per la sussistenza delle barriere coralline.
Un rischio da non sottovalutare, soprattutto se si considera che le ultime invasioni di stella corona di spine hanno interessato proprio il Triangolo dei coralli dell’Oceano Pacifico, che ospita tre quarti delle specie marine di tutto il mondo (incluse oltre 600 specie di coralli).
L’improvviso aumento delle popolazioni di questo vorace predatore è stato già tra le cause che hanno portato alla diminuzione dei coralli sulla Grande Barriera Corallina e in Indonesia. Secondo gli scienziati potremmo essere di fronte a una nuova drammatica esplosione che potrebbe avere effetti devastanti sulle distese coralline.
Secondo uno studio pubblicato nel 2013 su “Coral Reef”, questi animali sarebbero la prima causa di mortalità dei coralli in Indonesia, mentre uno studio ancora precedente della Reef Check Foundation ha dimostrato che un’invasione di queste stelle di mare ha portato, nell’arco di pochi anni, a distruggere completamente il 10 per cento dei coralli esaminati, intaccandone il 60 per cento.
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Stella corona di spine: il mangiatore di coralli che ferisce l’ambiente
Ogni stella corona di spine può mangiare fino a 10 metri quadrati di corallo ogni anno. Questi animali, chiamati anche CoTS (acronimo dell’inglese Crown of Thorns Starfish), possono nutrirsi di quasi tutte le specie di coralli conosciute, e sono ricoperti di spine che sono velenose per gli umani ma anche per gli altri organismi marini.
Lenti e notturni, questi invertebrati si nutrono estroflettendo lo stomaco sui polipi di corallo e rilasciando su questi enzimi digestivi che permettono loro poi di assorbire il pasto in forma di tessuti liquefatti.
Quando l’ecosistema è in equilibrio, spiegano i ricercatori della Great Barrier Reef Foundation, questi animali nativi delle barriere coralline dell’Indo-Pacifico non apportano alcun danno considerevole, ma possono verificarsi eventi epidemici dalle conseguenze catastrofiche.
Non si tratta di una nuova scoperta: tra il 1970 e il 1983, in Giappone si è dovuto procedere con l’eliminazione manuale di oltre 13 milioni di esemplari che infestavano i coralli delle isole Ryūkyū.
Oggi gli scienziati sanno che una barriera corallina può sopportare al massimo 15 esemplari di questa specie per ogni ettaro di estensione: oltre questo livello, si può parlare di proporzioni epidemiche che mettono in serio pericolo la sopravvivenza dei coralli.
E se è vero che le barriere coralline sane possono riprendersi dai focolai, per i coralli già vulnerabili allo sbiancamento e all’inquinamento la presenza di questi predatori può avere effetti devastanti.
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Stella marina mangia-coralli: il controllo delle invasioni del predatore
Durante un’epidemia di CoTS, la barriera corallina può perdere fino al 90 per cento del suo tessuto corallino vivo. E secondo i ricercatori della Great Barrier Reef Foundation stiamo assistendo alla quarta grande epidemia dagli Anni Settanta a oggi.
I campioni di eDNA indicano che è imminente un’epidemia di stelle corona di spine nella parte settentrionale della Grande Barriera Corallina: essendo un ecosistema interconnesso di oltre 3mila barriere, esso è particolarmente vulnerabile all’impatto di queste epidemie, in grado di trovare rapida diffusione nel Reef.
“Se visiti una barriera dopo il passaggio di un gran numero di questi predatori lo vedi: è un cimitero, è quasi tutto morto”, spiega al “National Geographic” Mary Bonin, direttrice del CoTS Control Innovation Program presso la Great Barrier Reef Foundation. E perché una barriera si riprenda totalmente, spiega, sono necessari da cinque a dieci anni.
Il CoTS Control Innovation Program nasce proprio per monitorare e tenere sotto controllo le esplosioni delle popolazioni di Acanthaster Planci.
Sulla Grande Barriera Corallina, i focolai vengono ridotti tramite azioni locali mirate. I sommozzatori addestrati, muniti di una lunga asta che termina con un ago, si immergono e iniettano nelle stelle marine dell’aceto o dei sali biliari di origine bovina.
In tal modo, gli animali muoiono nell’arco di 48 ore senza arrecare alcun danno agli altri organismi nell’area (e senza diventare tossici per gli animali che se ne nutriranno).
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Il principale nemico degli ecosistemi resta il cambiamento climatico
Gli scienziati stanno anche mettendo a punto altri metodi per scongiurare le invasioni di stelle mangia-coralli, per esempio utilizzando delle esche chimiche che le tengano lontane suggerendo la presenza di predatori.
Già, perché queste grosse stelle di mare hanno anche dei predatori: il tritone lucido (Charonia Tritonis), per esempio, una lumaca gigante che in Australia è considerata una specie protetta. Ma anche il pesce balestra titano (Balistoides Viridescens), il pesce palla stellato (Arothron Stellatus), il pesce napoleone (Cheilinus Undulatus) e il gamberetto arlecchino (Hymenocera Picta).
Il boom nelle popolazioni di stelle corona di spine può essere attribuito all’aumento di sostanze inquinanti nelle acque del Pacifico, ma anche alla pesca eccessiva, che potrebbe aver ridotto i predatori naturali che tengono sotto controllo le invasioni di CoTS: non è un caso che queste epidemie siano molto meno frequenti nelle zone in cui la pesca è vietata.
Il principale nemico delle barriere coralline, però, resta il cambiamento climatico, che nell’arco dei prossimi vent’anni metterà in serio pericolo il 99 per cento di tutti i coralli del mondo.
“Si punta il dito sulle CoTS”, spiega al “National Geographic” Maria Byrne, biologa marina dell’Università di Sydney, “ma la principale causa di mortalità dei coralli è la temperatura, e il problema della temperatura colpisce l’intera barriera”.
“L’aspetto che è prioritario affrontare per tutelare le barriere coralline è la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra”, aggiunge la Bonin. Se non facciamo qualcosa per scongiurare il surriscaldamento degli oceani, la lotta contro le epidemie di stelle corona di spine non sarà sufficiente a salvare la Grande Barriera Corallina.
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